martedì 22 maggio 2012

Nel cuore della macchina. Nathan Never #252

Un  buon albo, sebbene forse leggermente inferiore al precedente, che sviluppa con la dovuta attenzione una saga che si fa sempre più interessante. Approfondiamo.

La storia. 
Così come per gli ultimi due albi anche qui siamo a fronte di due trame distinte. Una, quella più interessante è quella legata allo sviluppo della continuity e ha qui come protagonista assoluto Sigmund. A questa si aggiunge la storia di un ragazzo rapito dalla malavita per colpire un padre troppo intransigente con il crimine. Partiamo da qui.
Nella recensione del "Il faro di Alessandria" si diceva che la storia secondaria era di medio livello e funzionale solo in ragione delle poche pagine che occupava. Qui invece il discorso cambia radicalmente. La storia del giovane Simon Berker (il ragazzo rapito), sebbene non originalissima, avrebbe tranquillamente potuto reggere anche come unica trama di un albo. Una storia piacevole che vede l'utilizzo avveduto anche di tutti i comprimari nel rispetto del momento "storico". 

A tal proposito è necessaria una parentesi. Va fatto notare che la storia è ambientata tra la fine della saga spazio-temporale (NN 194-199) e la Guerra dei Mondi. E questa spiega perchè l'albo fatichi maggiormente ad "ingranare" rispetto ai due precedenti. Se inserire nuovi tasselli collocandoli all'inizio della lunga saga Neveriana (ne "Il segreto di Sigmund") o all'inizio della seconda fase della testata (come, appunto, in "Il faro di Alessandria") era impresa che richiedeva grande attenzione ecco che farlo nel periodo in cui la continuity si era fatta più fitta diventa quasi impossibile. Tantissime le trame con cui fare i conti: la fine della guerra tra la Terra e le Stazioni (che coincise con il restyling della testata), le conseguenze della caduta di Urania, l'abbondo di Legs, il tradimento di Andy, l'arrivo in pianta stabile di Sara e via dicendo. Un lavoro non invidiabile che, diciamolo, alla fine è senza dubbio riuscito. Ma con qualche perdita. 

Rigamonti deve riassumere e comprimere moltissimi fatti. E sacrificare alcuni personaggi; due fra tutti: Andy e Sara. Con il primo se la cava alla grande. Un lettore che non conoscesse Andy non avrebbe difficoltà a capire che è un grandissimo stronzo (mi si perdoni, ma è l'unico termine che gli si addice). L'espediente del sogno racconta quanto serve e dice tutto senza dire nulla. Meno bene per quanto riguarda Sara. Non tanto perchè quasi non appare (il che è comprensibile), quanto per il fatto che appare come un personaggio secondario della vita di Nathan se non addirittura un mero rimpiazzo di Hadija. Si cancella in tal modo la lunghissima e complicatissima storia tra il nostro agente e la bella ex-procuratrice e l'importanza della stessa nella vita di Nathan. E si cancella il finale non limpidissimo della relazione con Hadija. Finale che non era dovuto alla morte della stessa quanto al logorio devastante del loro rapporto che non resse di fronte alle prove del destino (come narrato nella bellissima tripla "Nemico Pubblico", NN #135-137). Un po' di perplessità quindi ci sono.

Meglio, molto meglio, Sigmund. Grazie ad un uso impeccabile delle didascalie (che non è una novità) seguiamo l'evolversi del suo inconsapevole dramma interiore. Si tratta, in fin dei conti, della ricerca di un'utopia personale che lo stesso polacco finisce per mascherare con il rigetto della società. Una menzogna autogiustificativa utile a nascondere il rimorso per le sue scelte. La cosa che davvero ho apprezzato è che il tutto risulta naturalmente dalla lettura, senza bisogno di voli retorici o la forzatura della naturalezza con la quale si muove il personaggio.


Infine Legs. Su di lei gli autori della saga stanno facendo un lavoro impeccabile. Anzi: encomiabile. Ci stanno infatti restituendo un personaggio vero e con un cuore pulsante rimuovendo tutti gli stereotipi che ne avevano fatto poco più che una macchietta. La cosa impressionante è che ci stanno riuscendo senza darle più dello spazio strettamente necessario e senza forzare alcunchè. Se due pagine ci davano la vera dimensione della relazione con May (sempre nel #251) anche qui lo stesso spazio è più che sufficiente a spiegare le ragione che le hanno impedito di essere davvero felice con Janet. E quello scambio di sguardi con May a pagina 90....basta dire che ripaga di molte attese e domande.

Concludendo. 
L'unica vera pecca che ho riscontrato è il finale. Sull'entità della minaccia nulla da dire, ne sapremo di più il mese prossimo. Ma la reazione di Sigmund nelle ultime pagine è un po' troppa apatica. O meglio: non ci viene trasmesso sufficientemente l'angoscia che lo stesso prova. Peccato, ma sospendiamo il giudizio fino al mese prossimo e ci limitiamo a far notare che i disegni colmano in buona parte questa unica lacuna. 
Complessivamente è ugualmente un ottimo albo che si legge molto volentieri, sviluppa molto bene la saga e continua nell'opera di restaurazione (umanamente parlando) dei protagonisti. 

Disegni. 


I disegni di Patrizia Mandanici sono un po' come il "piacevole ritorno a casa". Ossia: si va sempre sul sicuro. E urge una confessione. Ho sempre apprezzato molto la sua capacità di dare un tocco personale a personaggi noti. Un tocco che trasmette qualcosa che la fredda e, magari, impeccabile tecnica di altri disegnatori non concede al lettore (il che non implica che la tecnica della Mandanici non sia impeccabile...).
Tecnicamente comunque i disegni sono superiori alla media già alta a cui la Mandanici ci ha abituato. Le fisionomie e l'espressività dei volti non sono una novità, mentre un complimento a parte va fatto per le ambientazioni. Lavoro ottimo, nulla da aggiungere. 

Valutazione.
Soggetto (Antonio Serra): 7.5 (la storia), 8.5 (la saga nel suo sviluppo)
Sceneggiatura (Davide Rigamonti): 8 (preso atto delle difficoltà inevitabili di cui sopra).
Disegni (Patrizia Mandanici): 8.5

E noi ci si rivede a breve per la recensione di Universo Alfa. Saluti! 


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