sabato 3 dicembre 2011

Legion 75


Di regola le mie letture fumettistiche sono limitate agli albi della Bonelli e a qualche collana edita dalla Panini. Non che ci sia un vero motivo, più che altro è un abitudine. L’unica volta in cui sono venuto meno alla consuetudine mi è pure andata bene. Infatti quella volta mi imbattei nello splendido Nemrod. Di tempo ne è passato un po’ e ho pensato bene di bissare. E la fortuna ha voluto che mi andasse di nuovo bene.

Parliamo di Legion 75, nuova miniserie bimestrale (per un totale di 6 albi) edita da Star Comics.
Il primo numero merita tutti i miei più vivi complimenti, tanto per la trama quanto per lo stile narrativo. Un po’ meno (ma è questione di gusti) per i disegni. Mi spiego meglio.

Trama.
La serie si dipana su due linee temporali in cui assistiamo alle vicende dei due protagonisti della serie. Nella prima linea narrativa, ambientata a Londra nel 1975, seguiamo le avventure di Byron Truman, ex poliziotto, ora agente operativo dell’MI6. La seconda linea temporale ci proietta nella Londra post-apocalittica del 1985, nella quale si muove l’Uomo Senza Nome (anche perché a causa di una grave amnesia non se lo ricorda).
Ovviamente nel 1975 si svilupperanno (e hanno già iniziato a svilupparsi) gli eventi che condurranno alla catastrofe, mentre nel 1985 se ne vedono le conseguenze.
Una scelta complicata, che può generare qualche difficoltà al lettore che intenda seguirne la trama. Problema che però viene agevolmente risolto da un’ottimo ritmo narrativo, da uno stile letterario mai artificioso o prolisso (cosa che capita invece in molte altre testate italiane), che rende il tutto molto godibile.

In particolare di primo acchito direi che ciò che è riuscito meglio sono i protagonisti. Cosa non da poco. In particolare ho apprezzato enormemente Byron. Uomo travolto da un passato terribile, che peraltro ci viene spiegato senza troppa retorica o utilizzi di scenette trite e ritrite (altro punto a favore). Spietato, incontrollabile, privo di morale, carico d’odio e incapace di mezze misure. Un personaggio essenziale e dal di assoluto carisma.
Meno riuscito invece l’Uomo Senza Nome. Ma non darei di questo la colpa a nessuno. Trattandosi di un personaggio che si trova a muoversi senza comprimari in un ambiente da incubo è abbastanza naturale che il suo personaggio risalti di meno. Non che sia un fallimento anzi. Infatti bastano poche scene molto movimentante perché tale piccolo difetto passi in secondo piano. Diamogli tempo, credo che alla fine mi rimangerò anche queste critiche.

Il ritmo della storia invece è perfetto. Molta azione, ma mai eccessiva o esagerata per quanto concerne il 1975, mentre è perfettamente super-eroica nella seconda parte (ossia il 1985). L’autore (diamogli un nome: Walter Riccio) distilla molto bene i colpi di scena, crea un atmosfera perfettamente noir (1975) e trasmette il senso della desolazione e della morte (nel 1985), creando senza troppe ricercatezze fini a se stesse una godibilissima sensazione di attesa per gli eventi futuri, il tutto condito dalle inevitabili domande sulla natura del progetto Sovereign.

Discreti i disegni di Renato Riccio (che si occupa del 1975) e del duo Statella/Fara (per il 1985), anche se in generale non mi fanno impazzire di gioia. Ma anche questi sono gusti.


Volendo dare un voto all’albo: 8 alla storia (comprensivo di soggetto e sceneggiatura); 6.5 ai disegni

Un buon inizio per una serie che promette davvero molto bene. 

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